L’esodo del denaro

Fuggire su Marte, caricarsi nel cloud o ritirarsi nel bunker nucleare? Come i super-ricchi si stanno preparando all’apocalisse –

di Tomasz Konicz, 02.12.2023

L’anno scorso, lo scienziato sociale e teorico dei media, Douglas Mark Rushkoff ha ricevuto un’offerta che difficilmente poteva rifiutare. Si trattava di quello che sarebbe stato di gran lunga il compenso più alto che gli fosse mai stato offerto, per tenere una conferenza, in un esclusivo resort di lusso per super-ricchi, di fronte a un pubblico estremamente selezionato. In cambio dell’equivalente della metà del suo stipendio annuale come professore di teoria dei media ed economia digitale alla City University di New York, Rushkoff avrebbe tenuto una conferenza e una tavola rotonda di fronte all’aristocrazia monetaria più selezionata del tardo capitalismo: un gruppo costituito da circa un centinaio di banchieri d’investimento, i quali volevano informazioni sul tema „Il futuro della tecnologia“.

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Subito dopo il suo arrivo, il teorico dei media è stato condotto per la prima volta in una stanza dove lo stavano aspettando cinque uomini bianchi, immensamente ricchi, che sopra ogni altra cosa volevano avere una risposta a una domanda, ed erano disposti a pagarla con una somma a cinque cifre: «come sopravvivere all’evento?». Da quegli alti signori, questo termine, „Evento“, veniva usato per descrivere il collasso della civiltà, che loro consideravano inevitabile. Le domande, poste dai pratici amministratori delegati delle istituzioni finanziarie e delle società di investimento, erano finalizzate a ottimizzare le strategie di sopravvivenza dopo l’apocalisse. Ad esempio, è stato chiesto quali regioni sarebbero state le meno colpite dal cambiamento climatico; cosa che i populisti di destra continuano ancora a negare. Interessanti, sono stati anche i tentativi, da parte dell’oligarchia high-tech, di voler fare il download della propria coscienza sui supercomputer, o sul cloud, per poter così riuscire sopravvivere come una copia digitale di se stessi. Dopotutto, la conversazione, che è durata un’ora, era incentrata sull’annosa questione della sicurezza, che si porrebbe inevitabilmente dopo il collasso del migliore dei mondi possibili. L’amministratore delegato di una nota società di investimenti, ad esempio, voleva sapere come avrebbe fatto a mantenere «il controllo delle mie forze di sicurezza dopo l’evento». I magnati della finanza sapevano che le guardie armate avrebbero dovuto difendere i loro santuari dalle folle inferocite – ha detto Rushkoff – ma non sapevano «come pagarle una volta che il denaro fosse diventato senza valore». Pertanto, che cosa dovrebbe impedire a che le forze di sicurezza, pesantemente armate, di scegliere il proprio leader e di sbarazzarsi semplicemente dei loro attuali „datori di lavoro“? I miliardari hanno proposto un’ampia gamma di idee, di cui volevano verificare la fattibilità tecnica. Sarebbe tecnicamente possibile proteggere il cibo con delle serrature speciali che solo loro possono aprire? Sarebbero tecnicamente fattibili dei „collari disciplinari“ da applicare alle forze di sicurezza per impedire loro di ribellarsi? O forse è tecnicamente possibile fare a meno del fattore umano e far lavorare i robot come guardie e servitori?

Panico tra i primi diecimila

Nel corso della conversazione, Rushkoff si rese improvvisamente conto che i suoi influenti interlocutori stavano in realtà discutendo del „futuro della tecnologia“. C’era uno strato di super-ricchi che vedeva le crescenti possibilità tecnologiche come se fossero nient’altro che un mezzo da spendere in una lotta post-apocalittica per la sopravvivenza.Nel corso della discussione, il discorso di rendere il mondo tardo-capitalista un posto migliore grazie alla tecnologia era stato abbandonato. Secondo Rushkoff, quello di cui ora si trattava, era lasciarsi alle spalle la condizione umana, e isolarsi dalle crescenti tendenze alla crisi. Per questi super-ricchi, il futuro della tecnologia consisteva in «una cosa su tutte: la fuga». Con tutta la loro ricchezza e tutto il loro potere, non credevano più di poter influenzare il futuro; osserva Rushkoff. Pertanto, i super-ricchi hanno paura proprio perché si rendono conto di non avere sotto controllo le dinamiche della crisi sociale. Di fronte alle crescenti tendenze alla crisi, l’illusione di onnipotenza – che è comune in questi ambienti – si trasforma così bruscamente nel suo opposto: nell’esperienza dell’impotenza sociale. I super-ricchi reagiscono a questa loro intuizione con il panico sociale: il legame sociale deve essere reciso, la loro sopravvivenza deve essere organizzata per mezzo dell’isolamento dalla società. Non si tratta di un capriccio dei primi diecimila, ma di un’estrema forma di pensiero competitivo neoliberista che ha contaminato le società tardo-capitaliste negli ultimi decenni. Queste crescenti tendenze isolazioniste dei super-ricchi non fanno altro che riflettere il survivalismo che si sta diffondendo anche nella Nuova Destra, ad esempio nella scena dei cosiddetti „Prepper“, i quali si „preparano“ alla fine del mondo. Per i super-ricchi, le attrattive per catturare i mezzi finanziari post-apocalittici sono assai diversi per i super-ricchi. Mentre il Prepper potrebbe convertire il proprio seminterrato in un bunker, per il miliardario Elon Musk la domanda verte più sul sapere su quale pianeta dirigersi dopo il crollo della civiltà. In un’intervista, Musk ha spiegato che egli crede che il mondo si stia dirigendo verso uno scenario che minaccia la civiltà, come ad esempio una Terza Guerra Mondiale; motivo per cui vuole assicurarsi che un „seme“ dell’umanità sopravviva. La sua compagnia spaziale, SpaceX, ha anche l’obiettivo di garantire che, una volta collassata la Terra, la civiltà umana sopravviva «da qualche altra parte».

Fantasie causate dalla febbre marziana

Tutto questo, dovrà accadere su Marte. Il pianeta rosso non sarà solo un rifugio per la civiltà, ma costituirà anche un luogo ideale per fare affari, ha spiegato Musk: «Marte avrà bisogno di ogni genere di cose, dalle ferriere alle pizzerie… e avrà degli ottimi bar», ha dichiarato in un’intervista. Una volta realizzate le infrastrutture, Marte richiederà «un’enorme quantità di risorse imprenditoriali». Ragion per cui, il sistema che sta portando la Terra al collasso ecologico si potrebbe estendere anche a Marte. Già fin dal 2015, Newsweek, ad esempio, riteneva che si potesse prevedere una futura „guerra di classe“ stellare, nella quale i ricchi, nel giro di pochi decenni, abbandoneranno la Terra, lasciando così le classi inferiori nel caos di una civiltà in decadenza. Il britannico The Guardian si è anche chiesto se i „mega-ricchi“ non desiderino solo avere delle astronavi, in modo da poter fuggire dalla Terra che stanno distruggendo. Queste fantasie da febbre marziana di Elon Musk, o quelle dell’androide di Amazon, Jeff Bezos, che ignorano sistematicamente i precedenti esperimenti su larga scala fatti per mezzo di biosfere chiuse che hanno clamorosamente fallito, sono solo il risultato più estremo di quelli che sono stati tentativi di panico, da parte della classe dei profittatori del tardo capitalismo, per poter sfuggire alle tendenze alla crisi del sistema, il quale sta andando a rotoli, e che essi stessi hanno creato.

I Bunker della Guerra Fredda

Se Marte è troppo rosso e futuristico per voi, potete sempre tornare ai bei tempi della Guerra Fredda. Nello Stato americano del Kansas, i silos per i missili intercontinentali che sono rimasti in gran parte inutilizzati dalla fine del confronto sistemico, hanno ora un nuovo e redditizio scopo commerciale. Acquistati dall’imprenditore Larry Hall nel 2008, sono stati trasformati in un complesso di bunker di lusso. Per circa quattro milioni di dollari USA è ora possibile acquistare un piano lussuosamente attrezzato nell’ex silo missilistico. Per chi ha un budget limitato, sono già disponibili, presso la società Survival Condo, dei mezzi-piani al prezzo stracciato di 1,5 milioni di dollari. Dietro dei muri di cemento spessi nove metri, si può sopravvivere a venti che soffiano fino a 500 chilometri all’ora, e agli attacchi nucleari. Ogni singolo silo può offrire rifugio a 75 „clienti“ benestanti. I sistemi di supporto vitale sono progettati per un periodo massimo di cinque anni. Un moderno sistema informatico fornisce intrattenimento, istruzione e comunicazione tra i silo: come hanno spiegato i rappresentanti dell’azienda. Nella recintata comunità post-apocalittica, ci sono una piscina e una sauna, un centro di primo soccorso, una parete da arrampicata, una sala sportiva e una biblioteca. E, naturalmente, la struttura dispone di «misure di sicurezza, sia letali che non letali, di altissimo livello militare per proteggere i cari „clienti“». La domanda che riguarda il perché le forze di sicurezza avrebbero dovuto fare tutto questo dopo lo scoppio dell’apocalisse zombie, anziché occupare direttamente il posto e trasportare i „clienti“ fuori all’aria fresca e radiosa, è una domanda che nessuno al Survival Condo preferisce fare.

Anche la Nuova Zelanda è popolare come rifugio per i mega-ricchi, prima che avvenga il crollo. La gente credeva che la Nuova Zelanda sarebbe stato un buon posto dove andare a stare solo dopo che il mondo «fosse andato all’inferno»; ha dichiarato un agente migratorio al Guardian, spiegando il perché del crescente afflusso di ricchi immigrati dagli Stati Uniti. La paura dell’apocalisse capitalista, tra le „élite funzionali“ del capitale, ha portato a una vera e propria frenesia collezionistica di proprietà immobiliari. Ad esempio, un banchiere d’investimento ha dichiarato ai rappresentanti dei media, che lui sta collezionando proprietà in varie regioni del mondo, in modo da avere così sempre un „luogo di rifugio“.

All’interno della cosiddetta „classe dirigente“ si diffondono la paura e il panico, anche se non c’è più una classe avversaria o un avversario politico che minacci il loro „dominio“. Il capitale sta fallendo proprio di fronte alle sue stesse condizioni, sia economicamente che ecologicamente. Il carattere feticistico del dominio mediato e senza soggetto nel capitalismo, è qui evidente. Nel capitalismo, il rapporto di capitale prevale in quanto dinamica di crescita cieca che viene inconsciamente portata avanti dai soggetti del mercato, ola quale dilaga selvaggiamente, sfuggendo a qualsiasi controllo; e questo slancio contraddittorio di quella che è la valorizzazione smisurata del capitale è ancora più grande proprio nei capitalisti più potenti, i quali improvvisamente sentono, soprattutto in quelli che sono tempi di crisi, di essere proprio essi stessi a non avere il „controllo“ della situazione. Allo stesso tempo, questo boom dell’industria dell’apocalisse mette a nudo le ideologie, che denunciano una inesistente sinistra cospirazione mondiale, e che dilagano in tempi di crisi, propagate soprattutto dalla Nuova Destra; di solito con sfumature antisemite. Non c’è nessuna cospirazione mondiale. È proprio questo l’aspetto spaventoso: la relazione di capitale minaccia di distruggere la civiltà umana, e lo fa solamente seguendo il proprio stesso impulso. E tuttavia, sono proprio gli imprenditori spaziali come Musk che non si renderanno mai conto della necessità di superare questa dinamica autodistruttiva di sfruttamento smisurato del capitale. È assai più probabile che accettino l’apocalisse.

Tomasz Konicz – Pubblicato il 16/7/2018 su Telepolis

Nota: Su questo, l’autore ha pubblicato il libro:“Kapitalkollaps. Die finale Krise der Weltwirtschaft“.

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