Il caos, anziché l’egemonia

di Tomasz Konicz, 23.06.2023

Gli Stati Uniti, come potenza egemonica sono in crisi, ma il che non significa che la Cina li sostituirà. Tuttavia, le dittature autoritarie di Cina e Russia potrebbero essere il futuro del capitalismo

Se dobbiamo credere alle dichiarazioni dei vertici russo-cinesi, il XXI secolo sarà contraddistinto da un’era di egemonia cinese. A metà marzo, a Mosca , nel corso dei summit bilaterali di guerra, il presidente russo Vladimir Putin ha parlato della necessità di «costruire un ordine mondiale multipolare più giusto», il quale porrebbe fine all’era dell’egemonia degli Stati Uniti. Tale progetto, che mira a un ordine mondiale multipolare, costituisce l’ideologia di tutti gli Stati autoritari della semiperiferia, i quali cercano – attraverso il rafforzamento di un loro potere imperialista e per mezzo di politiche di guerra – di succedere agli Stati Uniti in declino, e ottenere così un’analoga supremazia, o dominio, a livello regionale se non – come nel caso della Cina – addirittura globale; simile a quello che gli Stati Uniti avevano nella seconda metà del XX secolo. L’attuale aumento dei conflitti regionali tra Stati, in una fase di crisi globale in cui non esiste più effettivamente alcuna potenza mondiale egemone, è l’espressione di tale disordine mondiale multipolare.

Che si tratti degli imperialisti russi, dei mullah iraniani o dei neo-ottomani turchi, quel che motiva il loro antiamericanismo ideologico è soprattutto l’invidia per i mezzi di potere degli Stati Uniti, sempre più ridotti. La diminuzione di potere è dimostrata soprattutto dal dollaro USA, il quale, come valuta di riserva mondiale, ha permesso agli Stati Uniti di accumulare degli enormi debiti; non da ultimo quello per finanziare la propria macchina militare. E così, avviene che diversamente da quel che avviene negli Stati Uniti, quando ad esempio il presidente turco Recep Tayyip Erdogan decide di mettersi a stampare banconote, l’inflazione nel Paese semplicemente aumenta. Ecco perché oggi stanno facendo scalpore gli ultimi accordi di politica monetaria tra Cina, Russia e diversi Paesi della semi-periferia. A metà marzo, durante una visita di Stato a Riad, il presidente cinese Xi Jinping ha promosso un cambiamento relativo al commercio di petrolio con l’Arabia Saudita, che permetta di usare lo yuan cinese, in modo da contrastare così la «crescente trasformazione del dollaro in armi». Simili accordi bilaterali relativi alla valuta, sono in discussione anche tra Cina e Brasile, e tra Cina, Pakistan e Venezuela. A marzo il Financial Times ha avvisato i leader occidentali, dicendo che dovrebbero prepararsi a un futuro «ordine monetario mondiale multipolare», sebbene il dollaro rimanga chiaramente e comunque la valuta più utilizzata nel commercio internazionale. Questa tendenza alla de-dollarizzazione può essere ben compresa solo nel contesto del declino imperiale degli Stati Uniti, visto nell’ambito del processo di crisi globale. Tuttavia, ciò chiarisce anche perché la Cina, in quanto potenza egemone, difficilmente potrà succedere agli Stati Uniti.

Link: https://francosenia.blogspot.com/2023/05/il-dominio-la-crisi.html

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