Perché l’antifascismo?

Nella crisi sistemica in piena regola, la lotta contro la „rivolta autoritaria“ della Nuova Destra gioca un ruolo centrale –

08.01.2023, di Tomasz Konicz

Da dove saltano fuori tutti questi populisti ed estremisti di destra che stanno arrivando a dominare sempre più il panorama politico europeo? [1] Contrariamente a quanto si potrebbe credere, non provengono dallo spazio [2], dal momento che non sono un corpo estraneo che si insinua nelle società liberal-democratiche, bensì il loro inevitabile prodotto dovuto alla crisi. E non si tratta neppure di „frange“ politiche che in qualche modo si starebbero impadronendo del mainstream politico. Il fascismo costituisce solamente quel sudore della paura, che si trasforma nell’odio secreto dal centro borghese nella crisi. Da questo punto di vista, la situazione è paragonabile a quella della crisi sistemica degli anni ’30, sebbene l’attuale processo di crisi – che oltre a una dimensione economica ha anche una dimensione ecologica – è ben più profondo, rispetto al collasso economico che ci fu alla vigilia del passaggio di potere ai nazisti. L’ascesa di tutti questi movimenti pre-fascisti, rispetto a quella degli anni ’30, appare assai più fluida, e indica un più alto grado di interiorizzazione dei contraddittori imperativi del sistema capitalista. Il fascismo che sta emergendo oggi, non si ribella all’intensificarsi delle richieste e dei vincoli che – a causa della crisi – si stanno sempre più intensificando, ma piuttosto li sta esasperando dell’altro, portando la logica del sistema fino ai suoi estremi ideologici e pratici. È questo il segreto del suo successo. Questo estremismo di centro, spinge l’identità nazionale verso le sue forme estreme, nazionaliste e scioviniste, dando origine anche a forme razziste e antisemite di competitività liberale, tendendo così a scaricare le conseguenze della crisi sulle vittime stesse della crisi [3]. Difficilmente – nel valutare il pre-fascismo – ci potrebbe essere qualcosa di più disastroso del cadere nella solita reificazione; vale a dire, definire quello che sarebbe in termini assoluti lo stato attuale del movimento, senza contesto e ignorando le sue dinamiche sociali e le contraddizioni che lo animano, per poi, ad esempio, date le differenze con il fascismo storico, arrivare a sostenere che l’AfD non sarebbe un partito fascista). Questo movimento reazionario – che spinge all’estremo l’ideologia liberale esistente e che, in interazione con le esplosioni di crisi, rende esplicito il nucleo barbarico della socializzazione capitalista – va inteso, per l’appunto, proprio come un movimento [4]. E ciò appare chiaramente non solo a partire dalla loro retorica, ma anche nella composizione dell’AfD; fondato come un „partito dei professori“, da economisti come Bernd Lucke e manager come Hans Olaf Henkel, per i quali il sadismo dell’austerità di Schäuble, nella crisi dell’euro, non è andata abbastanza lontano. Ora, dopo la fase populista di destra, sotto Petry, a essere dominanti nella più parte di questo partito sono ora le forze di estrema destra [*5].

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Una rivolta autoritaria nel XXI secolo

Oltretutto, a prima vista può sembrare difficile comprendere questi movimenti prefascisti come se si trattasse di una rivolta autoritaria. A partire dal dibattito innescato da Thilo Sarrazin, i protagonisti della Nuova Destra hanno assunto la posa del ribelle che dice solo „verità coraggiose“ nel mentre che, simultaneamente, abbatte tutti quelli che sono gli standard minimi di civiltà, faticosamente stabiliti a partire dal dopoguerra [6]. Eppure, malgrado tutta la retorica, a essere cruciale per il loro successo è proprio il nucleo autoritario tipico dei movimenti fascisti. A causa dei „vincoli materiali“, imposti dalla valorizzazione del capitale in crisi, che si stringono sempre più intorno al collo della maggior parte dei salariati, a simili movimenti rimangono ormai solo due opzioni: o la ribellione contro la follia della crisi, o una irrazionale sempre maggiore identificazione e sottomissione. Ma quello che, in tempi di crisi, promuove l’identificazione con le autorità preposte è un meccanismo psicologico fondamentale. Il formarsi della coscienza – il super-io freudiano – si realizza fin dalla prima infanzia proprio attraverso l’identificazione con l’autorità esterna (per lo più, genitoriale), la quale viene interiorizzata dal bambino: le proibizioni e i divieti dei genitori, che pongono dei limiti al principio di piacere del bambino, provocano un’aggressività che tuttavia viene sublimata, e pertanto contribuisce alla formazione del super-io: «L’aggressione della coscienza perpetua l’aggressione dell’autorità», per dirla con Freud [7]. Nel formarsi della coscienza, durante la prima infanzia, l’atteggiamento aggressivo nei confronti di un’autorità esterna viene interiorizzato attraverso un processo di identificazione con quella stessa autorità. Tuttavia, un processo simile si trova anche alla base di quella che è una risposta irrazionale e autoritaria alla crisi, la quale rende possibile che l’estremismo di destra prenda il sopravvento. Proprio come farebbe un bambino piccolo, il portatore dell’ideologia estremista di destra – caratterizzato da una struttura di carattere autoritario – interiorizza le crescenti richieste ed esigenze di valorizzazione provenienti dal capitale. Ragion per cui, l’irrazionalità del fascismo riflette perciò l’irrazionalità della socializzazione capitalistica resasi evidente nella crisi. Nell’intensificarsi delle costrizioni sistemiche, le fissazioni autoritarie dell’ambiente familiare – che non sono mai state superate – continuano ad avere effetto. Con l’aumento di intensità da parte della crisi, a sua volta si intensifica anche l’identificazione con il sistema esistente da parte del carattere autoritario; come già nel 1936 affermava Erich Fromm nella sua famosa antologia insieme a Horkheimer „Studien über Autoritat und Familie“ [8]: «Più crescono le contraddizioni all’interno della società e più diventano insolubili, più catastrofi come la guerra e la disoccupazione adombrano la vita dell’individuo, come fossero forze inevitabili del destino, ecco che allora diventa più forte e più generale anche la struttura pulsionale sadomasochista, e quindi anche la struttura del carattere autoritario, e più la devozione al destino diventa la virtù e il piacere supremo». Questo sadomasochismo è il risultato delle enormi richieste di rinuncia che, dalle dinamiche della crisi, vengono imposte ai personaggi compiacenti e autoritari. Anche qui si accumula una sempre maggiore aggressività che si mette alla ricerca di uno sfogo. Quanto maggiore è la negazione della pulsione, tanto maggiore sarà il bisogno di scaricare tale pulsione; il masochismo esige una soddisfazione sadica. Questa ossessione sadomasochista, si è potuta vedere con disgustosa chiarezza, con la politica di Schäuble durante la crisi dell’euro, che giustificava in maniera esplicita le crudeltà che venivano inflitte da Berlino alla periferia meridionale dell’Europa [9], sostenendo che nel corso dell’Agenda 2010, simili cose erano state sopportate anche qui in Germania, e in questo paese eravamo sopravvissuti a qualcosa di simile. La remissiva sottomessa sopportazione del fallimento e del dolore, autorizzerebbe a infliggere dolore a loro volta; è questo in realtà il nucleo sadomasochistico e patologico di tutti gli slogan social-darwinisti della destra che parlano di „forza“, di „assertività“ e di „durezza“. Questo meccanismo fascistoide di aggressione autoritaria, alimentato dalla crisi, è emerso anche nel 2023 [10], ed era la base della campagna della destra contro l’aumento del reddito minimo di cittadinanza [11]. Mentre, nel 2023 l’economia della Repubblica Federale Tedesca è rimasta in uno stato economico di stagflazione (inflazione elevata e stagnazione) – cosa che ha portato a richieste di rinunce e a misure di austerità – i disoccupati potevano venire utilizzati ancora una volta come dei capri espiatori. Come se si trattasse di un movimento in rapida espansione, nel corso di questa campagna abbiamo assistito alla consueta trasformazione in cui avviene il passaggio dalla sottomissione all’aggressione autoritaria; cosa che in Germania aveva già accompagnato la genesi della Nuova Destra nel quadro dell’Hartz IV e del dibattito innescato da Sarrazin [12]. Nel periodo della fascistizzazione, il fascismo – ancora nel contesto del discorso neoliberale tardivo – proietta davanti a sé la sua ombra. E questo non solo per quanto riguarda ciò che nei centri non sarebbe economicamente „valorizzabile“, e rispetto ai quali si torna a parlare di lavoro forzato [13], ma soprattutto nel respingere i movimenti di profughi provenienti dalla periferia, cosa che da tempo ha trasformato il Mediterraneo in una fossa comune.

L’antifascismo nella crisi sistemica

Di questa sequenza fatta di ondate di crisi, di richieste di rinuncia („Risparmia!“, „Stringi la cinghia!“), e di aggressività autoritaria („Tagliate le sigarette ai disoccupati!“) [14] non se ne vede la fine, non c’è alcuna conclusione logica, e questo perché si tratta di un processo alimentato dalla crisi del capitale. Più la crisi del capitale colpisce la vita quotidiana della popolazione, più aumenta e si intensifica questa sovra-identificazione aggressiva con il sistema in fase di collasso e avviato verso la disintegrazione, e più diventa difficile formulare una critica radicale, e discutere di un’alternativa sociale rispetto a questo indurimento ideologico in atto. Quanto più la crisi sistemica appare in tutta la sua evidenza, tanto meno appare che ci possa essere un’alternativa al sistema, del quale si percepisce la fascistizzazione in atto. L’incapacità che le élite funzionali capitaliste dimostrano nel non saper affrontare la crisi ecologica e sociale del capitale appare ancora più evidente proprio nel momento in cui quelle che vengono prospettate per la Germania, sono solo alternative fasciste. Per così dire, il discorso pubblico si sta sempre più inclinando verso destra. Il dibattito che è in corso nelle democrazie capitaliste, gira soprattutto intorno alle „questioni economiche“, vale a dire, all’ottimizzazione del processo di valorizzazione del capitale. Questo discorso orwelliano, nel quale vediamo gli oggetti della dinamica feticistica del capitale alla ricerca del modo migliore di perfezionare il proprio sfruttamento, è particolarmente efficiente, assai più di quanto lo siano le leggi dei sistemi autoritari. È per questo che – per lo meno nei centri del sistema globale – la democrazia borghese è la forma ottimale per un dominio capitalistico senza soggetto [15]. Tuttavia, questo discorso, che si basa su quella che è una larga interiorizzazione degli imperativi del sistema capitalista, può essere mantenuto solo fino a quando esiste una classe media ragionevolmente stabile e ampia, ossia, una sufficiente grado di „normalità capitalistica“. Se a causa della crisi, si sgretola l’esistente equilibrio tra vincoli e gratificazioni, ecco che allora il modello dominante il sistema minaccia di inclinarsi in direzione dell’autoritarismo e del fascismo. La paura, fin troppo giustificata, per il processo di crisi del capitalismo finisce così per soffocare qualsiasi dibattito sulla trasformazione del sistema e sulle alternative, e comincia a cercare invece la salvezza nelle campagne di odio contro i rifugiati [16], o contro i disoccupati [17]. Dal momento che l capitalismo non è in grado [18] di superare il proprio processo di crisi socio-ecologica [19], sarà inevitabile che ad un certo punto si raggiunga un punto di non ritorno, nelle quali la fascistizzazione delle società capitalistiche minaccerà di trasformarsi in fascismo come forma di crisi del dominio capitalista (in ultima analisi, sotto forma di guerra civile e di collasso dello Stato). Per questo motivo, nella crisi sistemica, la lotta antifascista assume un’importanza centrale (e questo fu anche il caso della crisi sistemica degli anni ’30, che portò al più grande massacro della storia umana, la seconda guerra mondiale, e all’Olocausto; e che venne combattuto, su un fronte antifascista, da una coalizione molto ampia, la quale andava dagli Stati Uniti all’Unione Sovietica).

Innanzitutto, è necessario impedire, per mezzo di un’ampia politica di alleanze antifasciste, che le società tardo-capitaliste si trasformino nella loro forma fascista di crisi. La cooperazione, in un’alleanza ampia, con tutte le forze non fasciste, in un approccio offensivo contro l’agitazione e contro l’egemonia della destra nella sfera pubblica, hanno già avuto successo anche negli anni ’90 del XX secolo. Tuttavia, la fascistizzazione della Repubblica Federale Tedesca è già in una fase talmente avanzata che questa lotta offensiva lotta di alleanza antifascista potrebbe avere successo solo l’AfD venisse messo al bando. In un certo senso, è già troppo tardi per scongiurare il pericolo della destra attraverso delle semplici mobilitazioni e campagne [20]. L’ambivalente misura di emergenza della repressione statale, che eserciterebbe anche una pressione su quelle reti di destra presenti nello „Stato profondo“ della Repubblica Federale, può essere efficace contro i movimenti prefascisti, almeno a breve termine. Per le forze progressiste, tuttavia, il vero compito da svolgere all’interno delle alleanze antifasciste è quello di diffondere una coscienza radicale della crisi. È questo l’unico modo per sconfiggere realmente la Nuova Destra. Diventa importante affermare semplicemente quel che è ovvio: il capitalismo non è in grado di risolvere la crisi sociale ed ecologica che sta causando. Inevitabilmente, quella che si prospetta è una trasformazione del sistema, il cui esito rimane aperto, e che sarà il prodotto di una lotta di trasformazione – soprattutto contro il pericolo fascista. Una riflessione cosciente sulla crisi sistemica, fatta nel contesto di un movimento antifascista combattivo, che possa già gettare le basi per una progressiva trasformazione del sistema, è la risposta migliore alle cospirazioniste voci di crisi diffuse dalla Nuova Destra. L’ideologia del pre-fascismo, che ha origine dall’estremismo centrista, e che è di fatto una forma selvaggia di neoliberismo [21], può pertanto essere superata solamente nel contesto di un confronto offensivo con la realtà della crisi. Una delle grandi menzogne del fascismo, che ha da sempre ha imbastito narrazioni di crisi strutturalmente antisemite [22], è quella di voler semplicemente negare la crisi, esagerando il consueto comportamento competitivo del mercato-liberale. Questa falsa logica parte dallo slogan „Chiudere le frontiere!“ delle campagne di destra che, contro i movimenti dei migranti, vorrebbe sigillare l’Europa , e procede poi alla creazione di quelli che sarebbero i „villaggi di difesa fortificati“,nelle province della Germania orientale, per arrivare fino al proprio auto-confinamento individuale, messo in atto dai „Prepper“. Queste che sono le più diffuse reazioni alla crisi, da parte della desta, mostra come dietro la richiesta di un ordine autoritario si nascondano delle vere e proprie bande. La formazione autoritaria e la disgregazione sociale si stanno fondendo insieme, poiché questa volta – a differenza del fascismo degli anni ’30 – all’orizzonte non si trova più nessun nuovo regime di accumulazione; come il fordismo degli anni ’50. Ad alimentare le febbrili fantasie dei villaggi fortificati degli estremisti di destra, e quelle dei bunker dei „Prepper“ [24], c’è solo la minaccia di un collasso socio-ecologico e il panico sempre più crescente [*23].

La Nuova Destra non „creerà ordine“, perché in realtà essa non è altro che l’esecutrice della disgregazione sociale che era già stata promossa dal neoliberismo, vale a dire che si tratta solo del «proseguimento della concorrenza con altri mezzi» (Robert Kurz). La crisi, in quanto dinamica feticista [25], nella quale le contraddizioni interne ed esterne della relazione di capitale devastano il mondo, non può essere sconfitta tagliandosi fuori dal mondo o escludendo le vittime della crisi; e questo non può essere fatto né rispetto alla sua dimensione economica né a quella ecologica [26]. La risibilità di questo ridicolo riflesso reazionario appare in tutta la sua evidenza. La crisi sistemica del capitalismo può essere contrastata solo diffondendo una coscienza di crisi radicale, combattendo consapevolmente per una trasformazione del sistema in una società post-capitalista. E‘ questa l’unica possibilità che abbiamo per evitare di cadere nella barbarie. E si tratta di quella semplice verità di cui oggi ormai tutti hanno cominciato a sospettare. E questo è anche il nocciolo della questione per quel che riguarda una pratica di alleanze antifasciste che riflettano sul processo di crisi, e trasmettano una coscienza di crisi radicale ed emancipatrice: anche se le forze progressiste, con la loro retorica trasformista, dovessero soprattutto girare a vuoto in ampie alleanze antifasciste, questo sarebbe comunque di secondaria importanza, finché si potrà impedire che ci siano trasferimenti fascisti di potere. La dinamica feticistica della crisi continuerà a svilupparsi, a prescindere dal livello di coscienza della popolazione. Il processo di crisi costringerà tutte le società tardo-capitaliste a trasformarsi in una formazione diversa, post-capitalista, facendo in modo che così – fino a quando l’opzione fascista può essere impedita – la coscienza radicale della crisi possa prevalere. Le ricadute sociali della crisi del capitale sono ambivalenti: da un lato, si concretizzano nell’aggressione autoritaria e nel panico che dà impulso al prefascismo, ma allo stesso tempo, dall’altro lato, nel contesto delle lotte antifasciste, la crisi può contribuire alla formazione e alla diffusione di una coscienza emancipatrice. Ecco perché, nell’attuale crisi sistemica che porterà inevitabilmente a una trasformazione del sistema, l’antifascismo ha la massima priorità. Per adesso, è sufficiente disattivare l’opzione della crisi fascista, in modo da poter così mantenere aperte quelle vie e quei percorsi di trasformazione che non sono fasciste, e che pertanto sono vie e percorsi di emancipazione.

Tomasz Konicz – 31.12.2023 Pubblicato il 1/1/2024 su: Tomasz Konicz. Wieso Antifaschismus?

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NOTE:

1 https://www.spiegel.de/ausland/wilders-wahlsieg-in-den-niederlanden-warum-europas-rechtspopulisten-so-erfolgreich-sind-a-cb83a6c3-4ad0-4a03-a923-b008dd020c24

2 https://www.theguardian.com/film/2022/nov/12/nazis-in-space-how-paul-verheovens-starship-troopers-brilliantly-skewered-fascism

3 https://www.konicz.info/2023/12/26/konjunktur-fuer-faschismus/

4 https://www.konicz.info/2016/08/01/die-bewegung-als-bewegung/

5 https://www.tagesschau.de/inland/innenpolitik/verfassungsschutz-afd-sachsen-rechtsextremistisch-100.html

6 https://www.konicz.info/2010/09/21/sarrazins-sieg-11/

7 https://www.signaturen-magazin.de/sigmund-freud–das-unbehagen-in-der-kultur,-7.html

8 https://archive.org/stream/HorkheimerEtAlAutoritatUndFamilie/Horkheimer%20et%20al-%20Autorita%CC%88t%20und%20Familie_djvu.txt

9 https://www.konicz.info/2018/08/20/griechenland-zu-tode-gespart/

10 https://afdkompakt.de/2023/10/17/buergergeld-erhoeht-die-arbeitslosigkeit/

11 https://www.focus.de/politik/deutschland/umfrage-droht-massen-faulheit-mehrheit-lehnt-buergergeld-erhoehung-ab_id_249817498.html

12 https://www.konicz.info/2013/03/15/happy-birthday-schweinesystem/

13 https://www.tagesschau.de/inland/gesellschaft/heil-buergergeld-100.html

14 https://www.reddit.com/r/asozialesnetzwerk/comments/18p7ir0/ja_hey_klar_lass_nochmal_n_bisschen_hetzen_ein/

15 https://www.konicz.info/2022/10/02/die-subjektlose-herrschaft-des-kapitals-2/

16 https://www.spiegel.de/politik/deutschland/friedrich-merz-will-leistungen-fuer-abgelehnte-asylbewerber-kuerzen-a-7db0fa50-8ab1-4cfc-8379-882daf63cfdb

17 https://www.nzz.ch/wirtschaft/deutsches-buergergeld-steigt-kraeftig-ist-bescheuert-wer-noch-arbeitet-ld.1771747

18 https://www.konicz.info/2022/10/02/die-subjektlose-herrschaft-des-kapitals-2/

19 https://www.konicz.info/2022/01/14/die-klimakrise-und-die-aeusseren-grenzen-des-kapitals/

20 https://www.konicz.info/2023/12/26/konjunktur-fuer-faschismus/

21 https://www.kontextwochenzeitung.de/politik/376/neo-aus-liberal-wird-national-5145.html

22 https://zuklampen.de/buecher/sachbuch/philosophie/bk/1176-exit.html

23 https://www.konicz.info/2012/12/02/kultur-der-panik-uncut/

24 https://www.dw.com/de/willkommen-im-nazi-dorf/a-18682416

25 https://www.konicz.info/2022/10/02/die-subjektlose-herrschaft-des-kapitals-2/

26 https://www.konicz.info/2022/01/14/die-klimakrise-und-die-aeusseren-grenzen-des-kapitals/

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