Schizofrenia monetaria

14.09.2023

In che modo – per il momento e dopo il „terremoto bancario“ del marzo 2023 – le banche centrali sono riuscite a stabilizzare il sistema finanziario? E quali sono le prospettive per questa gestione della crisi? –

di Tomasz Konicz

L’ultima crisi bancaria [1] che ha scosso il sistema finanziario, nel marzo 2023, è scomparsa da tempo dai titoli dei giornali, tuttavia ciò non significa che il sistema finanziario si sia stabilizzato in maniera permanente. Il panico sul mercato ha continuato per mesi. E sono stati proprio i capitalisti finanziari [2] che in aprile hanno sconsigliato di tornare al „business as usual“. Sui media, il miliardario statunitense Leon Cooperman ha parlato di una «crisi finanziaria da manuale» a lungo termine [3] che nell’ultimo decennio è stata causata da «una politica fiscale e monetaria irresponsabile»; e questo pochi giorni prima che, all’inizio di maggio, un’altra banca regionale statunitense in difficoltà – la „First Repubblic“ – dovesse essere „salvata“ e rilevata [4]. Il significato di una simile accusa così criptica, è stato chiarito dall’investitore finanziario Jeremy Grantham in un’intervista rilasciata alla fine di aprile [5]: «È dai tempi di Paul Volcker, che la Federal Reserve degli Stati Uniti non ha fatto quasi nulla di buono», si è lamentato Grantham. Con la sua politica monetaria espansiva degli ultimi anni e decenni, ha ripetutamente contribuito all’inflazione delle bolle speculative. Ciò ha provocato «una catena di super-bolle» che scoppieranno inevitabilmente e, quando lo faranno, avranno «effetti gravi e dolorosi» sull’intera economia globale. Pertanto, quest’anno, il potenziale di crisi è assai maggiore di quanto non fosse nel 2000, allorché è scoppiata la bolla delle dot-com – ha avvertito Grantham – visto che a essere stati gonfiati speculativamente, non erano stati solo i mercati azionari, ma anche «obbligazioni, immobili, opere d’arte e altri beni». Di conseguenza, la sfera finanziaria è diventata una «bolla di ogni cosa», una bolla che comprende molti settori e classi di attività dei mercati finanziari, aprendo così la strada all’inevitabile «crollo e conseguente dolorosa recessione». Le élite funzionali del capitale, sono quindi perfettamente in grado di riflettere sulle caratteristiche fondamentali del processo di crisi; sebbene questo venga fatto in modo ideologicamente distorto. La catena delle bolle finanziarie [6], l’economia neoliberista della bolla finanziaria, lo scoppio della bolla di liquidità, il terribile potenziale di crisi che si è accumulato: tutti questi processi storici di crisi, vengono di certo percepiti dai capitalisti finanziari, mentre invece i resti di quella che una volta era la sinistra tedesca [7] rimangono in gran parte nell’ignoranza della crisi [8]. Ciò che invece entrambi i capitalisti finanziari summenzionati – Cooperman e Grantham – omettono di raccontare, è che essi stessi hanno fatto generosamente soldi a partire dall’economia della bolla finanziaria, sempre più dipendente dalla stampa di denaro da parte delle banche centrali. Ed è stato proprio il boom dei mercati finanziari – speculativamente riscaldato nell’era neoliberista – che, finanziato dal credito, ha agito come motore economico centrale. Il sistema funziona a credito, grazie alle crescenti dimensioni delle bolle speculative, le quali generano domanda finanziata dal credito per l’economia reale in difficoltà che langue, e che sta soffocando la propria produttività. È per questo motivo che, negli ultimi decenni di globalizzazione neoliberista, sono emerse gigantesche montagne di debito; e che in fondo si trattava solo della globalizzazione di questa dinamica del debito, resa sistemicamente necessaria per mezzo dei cicli di deficit [*9] , facendo sì che in tal modo anche gli speculatori incalliti non potessero evitare di percepire con disagio quel che era il potenziale di crisi repressa.

Link: https://francosenia.blogspot.com/2023/09/la-bolla-di-ogni-cosa-e-il-nuovo.html

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