29.07.2023, di Tomasz Konicz
Oggi, in numerose grandi città della Germania, dopo anni di aumento, i prezzi degli appartamenti e delle case stanno diventando di nuovo più economici. Ciò è dovuto ai maggiori costi finanziari per gli investitori e per i proprietari di case. Tuttavia, questa sembra non essere affatto una buona notizia neppure per gli inquilini. Per molto tempo, in numerose grandi città tedesche i prezzi degli immobili sembravano andare solo in una direzione: al rialzo. Tuttavia, sembra che, per il momento, quello che è stato il boom degli ultimi anni sia finito. Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel primo trimestre di quest’anno i prezzi degli immobili residenziali, rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, sono diminuiti del 6,8% (nell’ultimo trimestre del 2022 erano del 3,4%. Si tratta del più forte calo dei prezzi in 23 anni.
Al netto dell’inflazione, secondo il database German Real Estate Price Index (Greix), entro la fine di giugno i prezzi dovrebbero arrivare a essere addirittura inferiori del 20%, rispetto a metà 2022. Tuttavia, per molti salariati, il sogno del cittadino di possedere la propria casa rimarrà comunque solo un sogno. I prezzi degli immobili stanno diminuendo, ma gli oneri finanziari sono aumentati in maniera notevole. Nel 2021, si potevano ancora contrarre dei prestiti con un tasso di interesse dell’uno per cento per una durata di dieci anni; ma a febbraio 2023 questo tasso era già arrivato al 3,6%. E questo può comportare inoltre anche dei costi aggiuntivi per gli acquirenti o per i costruttori di immobili; costi che ammontano a diverse centinaia di euro al mese. Secondo la Bundesbank, ad aprile, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la domanda di prestiti immobiliari proveniente dai privati è diminuita di circa la metà. Si stanno costruendo meno appartamenti perché, oltre ai prestiti, anche i materiali da costruzione sono diventati più costosi. Secondo l’Istituto Ifo dell’Università di Monaco, quest’anno ci saranno solo 275.000 nuovi appartamenti, 234.000 l’anno prossimo e solo 200.000 nel 2025. L’aumento degli oneri finanziari è il risultato della politica monetaria della Banca centrale europea (BCE), la quale, attualmente, per combattere l’inflazione, ha aumentato, portandolo al 4%, il tasso di interesse di riferimento nell’area dell’euro; laddove nel 2021 a prevalere erano invece ancora i tassi di interesse negativi. Secondo Eurostat, l’ufficio statistico dell’UE, a giugno l’inflazione nell’area dell’euro è scesa al 5,5%, ma la „Kerninflation“ [l’inflazione di fondo] – la quale non tiene alcun conto delle forti oscillazioni dei prezzi dell’energia, né di quelli dei generi alimentari – è leggermente aumentata fino al 5,4%. Alla luce di questa persistente inflazione, non è prevedibile un rapido ritorno a dei tassi di riferimento più bassi.
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