La mancata occasione di Kiev?
29.01.2023, di Tomasz Konicz
Per l’Ucraina, nella guerra si profila un nuovo punto di svolta: un’ulteriore escalation dalle conseguenze incalcolabili. A posteriori, la riconquista, da parte dell’esercito ucraino nel novembre 2022, della città meridionale di Kherson verrà probabilmente identificata come quel momento, irrimediabilmente perduto, durante il quale prevalevano le condizioni ottimali per avviare dei seri colloqui di pace [1]. Dopo l’umiliante sconfitta subita, il morale delle forze d’invasione [russe] era ai minimi termini , mentre i segnali, provenienti in tal senso dal Cremlino erano al culmine, e a dicembre si era potuta vedere un’offerta ufficiale di negoziati da parte di Putin [2]. All’epoca, Kiev rifiutò un potenziale accordo con il Cremlino. Nel frattempo, una legge ora vieta al presidente ucraino, finché Putin è in carica, di partecipare ai negoziati con Mosca.
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Il trionfo di Kherson, era stato preceduto dalla riuscita offensiva lampo nell’oblast‘ di Kharkov [3], dove le forze russe erano letteralmente crollate, e in pochi giorni erano stati riconquistati vasti territori dalle forze ucraine. La vittoria ucraina nell’oblast‘ di Kharkov aveva segnato un punto di svolta nella guerra. A questo punto, l’iniziativa strategica era passata all’Ucraina, e Kiev determinava così il corso della guerra, nel momento in cui la Russia era militarmente sulla difensiva e poteva solo reagire. Ma la riconquista di Kherson era stata laboriosa, prolungata, e l’esercito ucraino aveva dovuto pagare il prezzo di altissime perdite di uomini e materiali; ed era stato reso possibile solo in seguito al taglio delle linee di rifornimento russe realizzato con la distruzione dei ponti sul Dnieper da parte dell’artiglieria [4].
Ora, a poco più di due mesi dalla ritirata russa da Kherson, è l’esercito ucraino a doversi ritirare, subendo pesanti perdite nell’insediamento minerario di Soledar, a nord della città di Bachmut, che è stato conteso per mesi [5]. Le truppe mercenarie dell’oligarca del Cremlino Yevgeny Prigozhin, erano riuscite ad accerchiare le formazioni ucraine e a conquistare la cittadina. Queste truppe, dopo aver rifiutato di arrendersi, sono state completamente annientate. I canali Telegram russi sono pieni di video di centinaia di soldati ucraini uccisi a Soledar. Nella battaglia, entrambe le parti hanno perso migliaia di soldati e grandi quantità di materiale. Da tempo, la guerra è diventata una guerra di logoramento, con il Cremlino che si aspetta che «l’Ucraina esaurisca per prima le risorse», come ha dichiarato un insider al Financial Times [6].
È la stessa logica di Verdun, che consiste nel «dissanguare» il nemico [cioè, tagliare i rifornimenti] quella che viene applicata ora in questa fase della guerra. Nel 1916, il capo di Stato Maggiore Erich von Falkenhayn volle letteralmente spogliare l’esercito francese del suo «materiale umano» – in quella battaglia di logoramento che si svolse allora intorno al luogo diventato simbolo – che doveva essere letteralmente fatto a pezzi in un processo industriale di annientamento. Ora, sul fronte di Bachmut, che da tempo è diventato un simbolo della guerra nell’Ucraina orientale, la situazione è simile. Per anni, l’Ucraina è stata in grado di costruire una solida linea di difesa statica nel Donbass – fin dalla guerra civile del 2014 – la quale ora è stata violata a Soledar. Tuttavia, una volta che una tale linea di difesa, statica e fortificata, è stata parzialmente violata, bisogna che nel medio termine venga abbandonata nel suo complesso, e deve essere costruita una nuova linea di difesa, altrimenti l’intero fronte può essere «schiacciato» da attacchi laterali. Una nuova linea di difesa è già in costruzione vicino a Kramatorsk/Slovyansk.
Ecco perché l’esercito ucraino sta cercando disperatamente di impedire, con ogni mezzo, lo sfondamento russo a Soledar; il che rende il ritiro da Bachmut una mera questione di tempo. Entrambe le parti stanno privilegiando l’uso di materiale bellico umano. Nuove unità, devono essere lanciate incessantemente nella battaglia in modo da colmare il divario del fronte, o per ampliare lo sfondamento, mentre l’altra parte le fa a pezzi usando il tracciamento assistito da droni unitamente ai colpi di artiglieria. In questa guerra, la maggior parte dei morti sono delle vittime di proiettili di artiglieria, che muoiono senza aver mai visto un nemico in un combattimento ravvicinato. Senza esagerare, si può già affermare che questa guerra farà centinaia di migliaia di vittime. I cimiteri ucraini, in rapida espansione, assomigliano attualmente a un mare di bandiere, dove devono essere scavate continuamente nuove tombe per i caduti [7]. Entrambe le parti hanno già perso migliaia di soldati nella sola battaglia di Soledar, ma dopo i disastri e le catastrofi degli ultimi mesi, il Cremlino è apparentemente riuscito a stabilizzare la sua macchina militare. Per quanto l’apparato militare, lento e corrotto, commetta ancora a volte gravi errori, che costano la vita a centinaia di riservisti arruolati [8], la situazione delle forniture delle unità dell’esercito russo si è almeno alleggerita. Le carenze catastrofiche che avevano caratterizzato i primi mesi della guerra, sono state ora chiaramente alleviate da un miglioramento della logistica russa. L’idea secondo cui gli attacchi terroristici russi alle infrastrutture civili ucraine, sarebbero stati interrotti a causa di una carenza di missili, è stata smentita dall’ultima ondata di attacchi di metà gennaio, in cui sono stati colpiti decine di obiettivi [9]. I danni più gravi alle infrastrutture ucraine vengono ora inflitti dagli attacchi invernali alle forniture energetiche, poiché le prolungate interruzioni di corrente durante i periodi di gelo distruggono i sistemi idrici e fognari a causa della rottura delle tubature. In questo processo possono verificarsi danni per miliardi di dollari. Inoltre, il Cremlino sta organizzando l’economia russa in vista di una lunga guerra, mentre gli sforzi di riorganizzazione dell’amministrazione e delle infrastrutture militari dovrebbero consentire un tasso di mobilitazione sempre più alto in termini di personale militare. Il Cremlino pensa già alla guerra in termini di anni: il numero del personale militare russo, entro il 2026 dovrebbe passare da un milione a 1,5 milioni [10]. In un simile contesto, l’Istituto per lo studio della guerra (ISW) parla di passi organizzativi che permetteranno alla Russia di combattere una «grande guerra convenzionale» [*11]. Secondo l’ISW, nei prossimi sei mesi si prevede un’«azione strategica decisiva» da parte dell’esercito russo, in modo ribaltare le sorti della guerra.
La parziale mobilitazione russa di 300.000 riservisti è stata ormai quasi portata a termine, nonostante tutti gli attriti e le difficoltà. Ciò significa che la leadership militare russa può ora discutere circa quali possono essere le varie opzioni per un’offensiva russa. Nel frattempo, le concentrazioni di truppe russe in Bielorussia stanno costringendo l’Ucraina a dispiegare urgentemente nel nord-ovest, per proteggere il confine, delle unità dell’esercito che invece sarebbero necessarie nell’est. La Russia ha recentemente dichiarato che un «attacco ucraino» contro la Russia o la Bielorussia potrebbe portare a una risposta militare collettiva da parte di entrambi i Paesi; si tratta di un’opzione deliberatamente vaga che serve a descrivere l’entrata in guerra della Bielorussia [12]. Altri scenari considerano probabile un attacco russo proveniente da sud, che avverrebbe a est del fiume Dnieper, verso Zaporizhzhya e Pavlograd, oppure da nord, dalla regione russa di Belogrod, in modo da pugnalare alle spalle il fronte ucraino negli oblast di Kharkov e Luhansk. La Russia ha un potenziale militare ed economico che è di gran lunga superiore a quello dell’Ucraina, e sono stati solo la megalomania, il clientelismo e la corruzione dilagante dell’oligarchia statale di Putin ad aver causato i disastri russi nel primo anno di guerra. Ma nel frattempo, gli sforzi del Cremlino volti a mobilitare queste risorse superiori, sembrano aver avuto un successo quanto meno parziale. In parole povere, nel medio termine il Cremlino vincerà la guerra, se l’Occidente non sarà disposto a compiere un ulteriore passo di escalation: quello di fornire in modo massiccio equipaggiamenti bellici pesanti come carri armati, elicotteri d’attacco e aerei da combattimento. È per questo che nell’opinione pubblica occidentale sta prendendo piede la discussione in merito a questo [13]. Ciò costituisce un’ammissione implicita del fatto che l’equilibrio della guerra rischia di pendere a favore della Russia. L’esercito ucraino, così come quello russo, ha subito gravi perdite di uomini e risorse materiali, con poche possibilità di sostituirli. Per Kiev, dal punto di vista militare, ha senso chiedere all’Occidente carri armati tedeschi e veicoli blindati statunitensi in modo da tornare a una guerra di movimento. Se non si vuole che la marea della guerra inverta direzione, allora l’Occidente deve davvero incrementare notevolmente le forniture di armi. La consegna di carri armati britannici a Kiev, è solo una prova generale [14] per convincere Berlino ad accettare di consegnare i Leopard. Sono stati esportati solo pochi esemplari dello Challenger 2 britannico, e per questo carro armato non esiste alcuna infrastruttura militare, mentre il Leopard 2 è stato talmente un successo di esportazione che ora molti Paesi potrebbero fornire all’Ucraina; insieme a pezzi di ricambio, munizioni e materiale di manutenzione [15]. Le reazioni alla potenziale consegna di carri armati tedeschi, dei deputati russi della Duma che hanno fatto appello alla mobilitazione generale nel caso di una simile eventualità, hanno reso evidente dove potrebbe portare questa escalation [16]. La cruda verità, è che non esiste alcuna „buona“ uscita da questa guerra imperialista [17].
O verrà fatto uno sporco accordo geopolitico tra l’Occidente e il Cremlino – in cui parti dell’Ucraina orientale verranno de facto incorporate nell’impero russo, mentre il resto del Paese verrà aggiunto alla sfera d’influenza occidentale – oppure la spirale dell’escalation continuerà e il conflitto si intensificherà fino a quando la guerra non andrà completamente fuori controllo. In vista dell’imminente perdita della Crimea, l’opzione nucleare diventerà più concreta. E dal momento che la Russia, in ultima analisi, ha il coltello dalla parte del manico in questa spirale di escalation convenzionale nei confronti della Nato, la perdita di controllo potrebbe perciò assumere la forma di uno scambio di colpi nucleari. Ma l’Armageddon nucleare può avvenire anche in interazione con una maggiore erosione dello Stato. Le crepe nella struttura del potere statale, sono chiaramente visibili, soprattutto nella Russia autoritaria. La guerra ha messo a nudo proprio la disgregazione e l’erosione interna dello Stato russo. Questo processo di erosione sta già attanagliando il suo nucleo militare. In generale, le strutture statali autoritarie non sono un segno di forza, ma di debolezza socio-economica, che può essere coperta solo per un certo periodo di tempo con mezzi dittatoriali e coercitivi. Il fallimento dell’esercito russo, caratterizzato dalla sua corruzione, contrasta con il successo degli attori militari post-statali: la forza mercenaria della Wagner, la quale gravita attorno al favorito del Cremlino Prigozhin, il quale ora è in aperta competizione con la leadership dell’esercito; oppure le truppe del sovrano ceceno Kadyrov. Quest’ultimo ha di fatto istituito nel Caucaso un principato post-moderno, che è solo formalmente sotto il controllo di Mosca, e questo finché Kadyrov svolge il suo servizio di vassallo militare per il Cremlino. In Russia, il formarsi di strutture di potere parallele che smentiscono l’apparenza di un monopolio statale dell’uso della forza, con il proseguire della guerra è destinata a progredire. È inoltre fondamentalmente sbagliato pensare a Putin come a un autocrate onnipotente, visto che egli svolge piuttosto un ruolo di mediazione tra i vari racket e i diversi clan dell’oligarchia statale russa [*18].
Ma con ogni probabilità, forze centrifughe simili sono all’opera anche nell’apparato statale ucraino, il quale anche prima dello scoppio della guerra era già un mero trastullo di interessi oligarchici [19]. Uno spaccato di quelle che sono le lotte di potere a Kiev, è stato fornito dal licenziamento del consigliere presidenziale ucraino Oleksiy Arestovych, ufficialmente costretto a dimettersi a causa dei suoi commenti sul mortale attacco missilistico russo a Dnipro [20]. Inizialmente, Arestovych aveva dichiarato che il missile russo che ha distrutto un grattacielo a Dnipro, e ucciso decine di civili, era stato abbattuto dalle difese aeree ucraine. In precedenza, in un’intervista, Arestovych aveva criticato la politica identitaria dell’Ucraina in tempo di guerra. Secondo l’intervista, la destra ucraina sta conducendo una campagna nazionalista per sopprimere l’identità russa e „post-sovietica“ nell’Ucraina orientale, cosa che sta allontanando molti ucraini di lingua russa dal governo di Kiev (l’intervista è condivisa principalmente dagli account filorussi [21]). I gruppi estremisti di destra, che stanno guadagnando sempre più influenza, e che talvolta entrano ufficialmente anche a far parte delle forze armate [22], probabilmente finiranno per essere il più grande fattore di instabilità ucraina nel corso futuro della guerra. Le possibilità che ha l’Ucraina di ottenere ancora dei risultati decisivi sul terreno della guerra contro la Russia sono – se non si oltrepassa la soglia di una grande guerra tra Est e Ovest – estremamente ridotte, mentre a ogni passo di escalation le cifre delle vittime di questa guerra imperialista aumenteranno sempre di più. Questo aumento delle vittime, è visibile sia in termini di vite umane che in termini di devastazione delle infrastrutture in generale delle città ucraine orientali. Queste città sono state sviluppate in quanto punti centrali di difesa dall’esercito ucraino, che qui e ora ha una particolare esperienza nella guerra urbana. Inoltre, va detto che la guerra non porta solo alla devastazione di intere regioni dell’est, ma accelera anche i processi di erosione statale e sociale. E questi processi sono spinti dalla crisi generale, la quale a sua volta interagisce con delle forze centrifughe anomiche e con le formazioni autoritarie [*23].
Rimane comunque da chiedersi, se anche uno sporco accordo imperialista, in cui l’Ucraina verrebbe di fatto divisa tra Occidente e Oriente, sia ancora un’opzione realistica. Putin, nel momento in cui ha messo ai voti i referendum fasulli sull’adesione di quattro regioni amministrative ucraine alla Federazione Russa, si è posto un obiettivo ufficiale minimo per il suo accaparramento imperialista di terre. Tuttavia, il Donbass, Kherson e Zaporizhzhya sono solo parzialmente sotto il controllo russo. Senza il Donbass e Kherson, il Cremlino difficilmente potrebbe vendere come una vittoria il corso disastroso della guerra; guerra che divora grandi quantità di risorse, materiali e denaro, ed è associata a perdite assai elevate. A Kiev, invece, qualsiasi tentativo di negoziazione seria con il Cremlino rischia di incontrare la resistenza dell’estrema destra, armata fino ai denti [24]. Anche l’Occidente è diviso sulla questione: gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e i vicini orientali della Russia – soprattutto la Polonia – vogliono continuare la guerra, mentre Germania e Francia sarebbero disposte a scendere a patti con Mosca [25].
La crisi socio-ecologica del capitale, l’intreccio tra i limiti interni ed esterni dell’accumulazione del capitale, la crisi di sovrapproduzione prolungata dalla creazione del debito, così come la crisi climatica e delle risorse, stanno sempre più alimentando nei Mostri Statali una geopolitica e imperialista «Volontà di Confrontarsi». Le risorse, il fertile suolo di terra nera dell’Ucraina, con l’intensificarsi della crisi ecologica diventeranno sempre più importanti. Il Cremlino, a sua volta, sta anche combattendo, letteralmente, per l’esistenza del suo impero in via di erosione, sconvolto dalle tensioni sociali [*26], mentre i sovra-indebitati Stati Uniti devono contro-affermare il loro dollaro come valuta di riserva mondiale, insieme alla loro posizione egemone. Questa guerra, che sta prendendo sempre più piede, tra l’Oceania (il sistema di alleanze, di Washington, tra Oceano Atlantico e Pacifico) e l’Eurasia (Cina, e Russia), attualmente è in corso solo nell’Europa orientale, ma in futuro potrebbe emergere un secondo fronte anche nel Sud-est asiatico, a Taiwan.
- Tomasz Konicz – Pubblicato il 23/1/2023 su ZNetwork –
NOTE:
1 https://www.tagesspiegel.de/politik/ukraine-offensive-tag-261-kiews-strategische-glanzleistung-in-cherson-8866336.html
2 https://www.voanews.com/a/putin-says-russia-ready-to-negotiate-over-ukraine-/6890944.html
3 https://www.konicz.info/2022/09/09/wendepunkt-in-der-ukraine/
4 https://www.nytimes.com/2022/09/24/world/europe/ukraine-south-kherson-russia.html
5 https://www.zdf.de/nachrichten/politik/bachmut-soledar-ukraine-krieg-russland-100.html
6 https://www.ft.com/content/d759e24b-dd48-4adc-a0ae-7e53b89e5231
7 https://www.youtube.com/watch?v=1c9dtEeb6EY
8 https://www.bbc.com/news/world-europe-64142650
9 https://www.aljazeera.com/news/liveblog/2023/1/14/russia-ukraine-live-russian-missiles-hits-infrastructure-in-kyiv
10 https://kyivindependent.com/news-feed/russian-defense-ministry-confirms-plan-to-expand-army-to-1-5-million-troops
11 https://www.understandingwar.org/backgrounder/russian-offensive-campaign-assessment-january-15-2023
12 https://www.thedailybeast.com/russia-sets-ultimatum-for-top-ally-belarus-to-formally-join-vladimir-putins-war-in-ukraine?ref=scroll
13 https://www.thedailybeast.com/why-russia-is-terrified-of-americas-patriot-missiles-delivery-to-ukraine
14 https://www.zdf.de/nachrichten/politik/challenger-grossbritannien-ukraine-krieg-russland-100.html
15 https://www.handelsblatt.com/politik/deutschland/ukraine-krieg-deutschland-bereitet-sich-auf-leopard-lieferung-fuer-ukraine-vor/28924168.html
16 https://twitter.com/WarMonitors/status/1614999689304363009
17 https://www.konicz.info/2022/06/23/was-ist-krisenimperialismus/
18 https://www.konicz.info/2022/05/25/rackets-und-rockets/
19 https://www.konicz.info/2022/06/20/zerrissen-zwischen-ost-und-west/
20 https://www.bbc.com/news/world-europe-64304310
21 https://twitter.com/e_l_g_c_a/status/1615138445051195392
22 https://twitter.com/militarylandnet/status/1526132364702887936
23 https://www.konicz.info/2022/05/24/eine-neue-krisenqualitaet/
24 https://twitter.com/militarylandnet/status/1526132364702887936
25 https://www.welt.de/politik/ausland/plus243059565/Ukraine-Krieg-Der-Riss-in-der-Nato-zeigt-sich-an-Deutschland-und-Polen.html
26 https://www.konicz.info/2022/01/18/neoimperialistisches-great-game-in-der-krise/