28.11.2022, di Tomasz Konicz
L’escalation imperialista di Erdogan
I retroscena degli ultimi attacchi dello Stato turco alla regione autonoma curda del Rojava
Sembra che il momento per porre in atto una nuova guerra di aggressione da parte della Turchia, membro della NATO, sia propizio. Approfittando del poco chiaro attentato sventato a Istanbul [1], da giorni l’aviazione turca sta attaccando le regioni autonome curde del Rojava, nel nord della Siria, dove decine di persone sono rimaste vittime di attacchi aerei [2]. Nel frattempo, il governo turco minaccia apertamente di lanciare una nuova offensiva contro il Rojava: dopo l’invasione di Afrin, avvenuta nel 2018, e l’accaparramento di terre nell’ottobre 2019, ora si tratterebbe della terza guerra di aggressione dello Stato turco contro la regione autonoma. A tal proposito, la Turchia – con la tolleranza, se non addirittura il sostegno dell’Occidente e di Berlino [3] – sta portando avanti una politica di pulizia etnica [4] , a seguito della quale centinaia di migliaia di curdi vengono deportati al fine di colonizzare questa regione cuscinetto per mezzo di milizie islamiste siriane. In aggiunta, Ankara ha anche ripetutamente sottolineato che i rifugiati siriani, i quali attualmente vivono in Turchia, dovrebbero essere deportati in queste aree conquistate e controllate dagli islamisti. La Turchia vuole pertanto annientare completamente il Rojava, conquistare il nord della Siria e usare la pulizia etnica al fine di gestire questa regione come «zona di deportazione» per i rifugiati. Gli ultimi attacchi al Rojava costituiscono solo l’attuale fase di escalation della lunga guerra della Turchia contro il movimento di liberazione curdo; guerra che viene ostinatamente ignorata dall’opinione pubblica occidentale, soprattutto dalla Germania, partner stretto della Turchia. Le forze armate turche si sono spinte in profondità nel nord dell’Iraq, dove stanno contrastando le zone in cui è incorso la ritirata della guerriglia curda del PKK. Sembra che l’esercito turco stia usando armi di distruzione di massa, soprattutto gas velenosi, per attaccare i sopravvissuti al genocidio dello „Stato Islamico“ e gli yazidi nei loro campi profughi e villaggi (maggiori dettagli nel prossimo Konkret, 12/2022).
Link: https://francosenia.blogspot.com/2022/11/per-i-rifugiati-zone-di-deportazione.html