Il Vendicatore Protezionista

06,04,2025, di Tomasz Konicz – martedì 1 aprile 2025

Ne volete ancora? Quando si parla di tariffe e di barriere commerciali, il Presidente degli Stati Uniti è noto per non essere certo da meno. Donald Trump ha reagito all’annuncio fatto dall’UE, relativo alle misure di ritorsione causate dai dazi statunitensi sull’alluminio e sull’acciaio, includendo anche quelle sulle bevande alcoliche, e minacciando tariffe punitive astronomiche, del 200%, su vini e spumanti europei. Finora, questa strategia di escalation ha funzionato: allorché la provincia canadese dell’Ontario, nell’ambito della guerra commerciale nordamericana, aveva annunciato tasse del 25% sulle esportazioni di elettricità verso gli Stati Uniti, Trump ha immediatamente minacciato di raddoppiare i dazi statunitensi su tutte le importazioni canadesi di metalli al 50%; e l’Ontario ha di conseguenza ritirato la sua tassa sulle esportazioni.

In realtà, va detto che gli Stati Uniti hanno un vantaggio strategico nelle guerre commerciali, dal momento che il loro deficit commerciale è gigantesco (918,4 miliardi di dollari nel 2024). Ed è proprio tale deficit quello che dovrebbe tendere a diminuire nel corso delle guerre commerciali, mentre, da parte loro, la maggior parte dei partner commerciali degli Stati Uniti dovrebbe invece vedere ridotte le proprie esportazioni. Trump sta puntando a superare le turbolenze a breve termine causate dalla grande svolta protezionistica, in modo da ottenere così il suo auspicato risultato a lungo termine, sotto forma di una reindustrializzazione degli Stati Uniti in vista delle prossime elezioni. Ma in realtà, gli Stati Uniti stanno tentando di reindustrializzarsi a spese di Paesi e aree economiche per le quali le industrie di esportazione degli Stati Uniti finora hanno rappresentato un programma di stimolo economico finanziato dal credito. Di fatto, anche l’economia globale, che nell’era neoliberista si reggeva sempre più sul credito, finora ha funzionato seguendo questo schema: nell’economia globale, gli Stati Uniti avevano finito per assomigliare a un buco nero che assorbiva tutta la produzione industriale in eccesso; in modo da poter così ottenere, sui mercati finanziari in rapida espansione, prestiti nella valuta di riserva mondiale, ossia in dollari USA. In tal modo – in quanto centro della finanziarizzazione neoliberale del capitalismo – negli Stati Uniti, nell’ambito di cicli di deficit in costante crescita, sono confluite gigantesche eccedenze di esportazione. Mentre, in direzione opposta, ha avuto inizio un flusso di strumenti e di titoli di debito, facendo sì che in tal modo la Cina, ad esempio, diventasse nel corso degli anni il principale creditore estero degli Stati Uniti (attualmente lo è il Giappone).

Link: https://francosenia.blogspot.com/2025/04/cambio-valuta.html

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