Tutto deve andare a fuoco!

Una breve panoramica sullo smantellamento dei resti dell’egemonia americana da parte dell’amministrazione Trump, indotto dalla crisi

di Tomasz Konicz, 17.03.2025

Groenlandia e Panama, Messico e Canada, più alcune spiagge di Gaza e Buren in Sudafrica. Le prime settimane della seconda presidenza di Donald Trump sono state decisamente surreali in termini di politica estera, anche al di là delle divergenze transatlantiche. Molto di tutto quello che la Casa Bianca ha prodotto in termini di dichiarazioni e di politica estera concreta in questo inverno del 2025 è sembrato un brutto sogno, qualcosa che semplicemente non poteva essere realtà. Uno spettacolo di fenomeni da baraccone recitato da clown terrorizzati e pazzi. L’unica cosa positiva di questo periodo da incubo sta nel fatto che è impossibile per la stampa borghese riuscire a normalizzare la presidenza di Trump. Nonostante tutti gli sforzi sinceri fatti, soprattutto da parte dei principali media tedeschi. [1] I primi passi di Trump in politica estera sono sembrati a volte del tutto folli, assai lontani da ogni precedente percorso geopolitici degli Stati Uniti. Spesso sembrava che Trump non perseguisse alcun interesse economico o geopolitico, come se stesse consapevolmente lavorando a distruggere le vecchie alleanze egemoniche, e le strutture che erano state costruite dagli Stati Uniti dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Deve essere dato tutto alle fiamme [2]; sembra essere questo il motto di Trump: l’uomo che si è prefissato di rendere di nuovo grande l’America sta, di fatto, agendo come se fosse il becchino dell’egemonia statunitense. Eppure, nella follia, assai spesso c’è del metodo. Se si volesse riassumere la geopolitica di Trump, si potrebbe dire che consiste in un suo tentativo di perseguire una politica di potenza, in una crisi di cui non riconosce l’esistenza. È questo ciò che accade allorché le élite funzionali capitaliste traggono le loro conclusioni a partire dal fatto che il capitalismo, nella sua forma attuale, non può più essere mantenuto, e pertanto cercano rifugio in un imperialismo di crisi, fascista [*3]. L’isolazionismo predicato da Trump durante la campagna elettorale, è stato rapidamente sostituito da un imperialismo apparentemente arcaico, simile a quello che viene praticato dalla Russia di Putin.

Link: https://francosenia.blogspot.com/2025/03/il-signor-burns-nel-fuoco-nucleare.html

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