La rivoluzione dell’I.A divora i suoi figli

La società cinese Deepseek sta abbassando il prezzo dei servizi basati sull’intelligenza artificiale e sta mettendo in discussione il modello di business dei suoi concorrenti statunitensi.
di Tomasz Konicz, 18.02.2025

L’onda d’urto, trasmessa dal modello di Intelligenza Artificiale cinese DeepSeek, ha scosso l’industria high-tech americana, e la cosa ha prodotto anche dei momenti decisamente comici. OpenAI, sviluppatore di ChatGPT e supportato da Microsoft, ha accusato di furto di dati e di spionaggio la startup cinese. Il modello di business del pioniere americano dell’Intelligenza Artificiale, che si basa sul «furto di dati ai danni dell’intera Internet», ora «si lamenta del fatto che DeepSeek venga addestrato a partire dai risultati ottenuti da OpenAI», come ha affermato il critico tecnologico Ed Zitron, citato da PC Gamer [1]. Il team, guidato dal guru dell’intelligenza artificiale Sam Altman, ora riceverà una dose della sua stessa medicina, ha tuonato Zitron. Insomma, OpenAI ha progettato una «macchina per il plagio», solo per poi lamentarsi del fatto che ora i suoi plagi vengono utilizzati per generare nuove macchine per il plagio. L’industria definisce questo processo col nome di „distillazione della conoscenza“, dove, grazie alla quale, è possibile risparmiare molto denaro e risorse utilizzando l’output di un modello linguistico assai ampio, al fine di poter addestrare specificamente un modello assai più piccolo, ed economico. Secondo quanto riferito, il concorrente cinese a basso costo di Open AI avrebbe portato a termine il suo modello spendendo poco meno di sei milioni di dollari USA. Ironia della sorte, il pioniere statunitense dell’Intelligenza Artificiale, che ama propagandare in modo aggressivo il potenziale di razionalizzazione macroeconomica dei suoi sistemi, sembra ora cadere egli stesso vittima della razionalizzazione. Finora, il processo di apprendimento automatico ha divorato miliardi di dollari di investimenti, fatti nella speranza che le grandi aziende informatiche statunitensi ottenessero una sorta di monopolio sui sistemi di Intelligenza Artificiale – proprietari e chiusi – che avrebbero dovuto essere venduti in tutto il mondo. Ma ecco che non appena le innovazioni del modello linguistico cinese – in gran parte open source – verranno generalizzate, i sogni di monopolio andranno in frantumi. In tal modo, Deepseek ha innescato uno shock dirompente, nel quale il software proprietario è stato sconfitto dal principio open source, che consente una collaborazione e un’innovazione globale assai più rapide (solo il ritardatario Meta ha perseguito un approccio open source – con il suo modello linguistico di grandi dimensioni Llama – proprio perché Facebook & Co. non dipendono dai ricavi del business dell’intelligenza artificiale) [2]. Ragion per cui, ora i profitti provenienti dal software, sognati dai giganti dell’industria dell’Intelligenza Artificiale, in gran parte non si materializzerebbero, perché ben presto ogni azienda di medie dimensioni sarà in grado di deliziare i propri clienti con degli strumenti di intelligenza artificiale altrettanto fastidiosi, come ha dimostrato Microsoft, investendo miliardi nel suo già odiato Copilot – il cosiddetto „Clippy“ [3] dell’era dell’intelligenza artificiale [4]. Secondo il Financial Times, la „grande innovazione“ di Deepseek consiste nel ridurre al minimo l’impiego di manodopera umana nel corso di quella che è l’“etichettatura“ corretta dei dati.

Link: https://francosenia.blogspot.com/2025/02/ia-lultima-bolla.html

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