Il voltafaccia di Biden: il ritorno dell’«capitalista globale ideale»?

Tomasz Konicz
May 16, 2021

Washington sembra voler combattere la catastrofe del Covid nella periferia del sistema mondiale, per mezzo di un ruolo più forte dello Stato –

di Tomasz Konicz

«Lo Stato moderno, qualunque sia la sua forma, è una macchina essenzialmente capitalista, è lo Stato dei capitalisti, il capitalista globale ideale.» (Friedrich Engels, MEW 19, p. 222, 1880).

L’India, oltre al Brasile [1] e al Nepal [2], è attualmente uno dei paesi più colpiti dalla pandemia, e rispetto alle sue sofferenze la destra tedesca [3], costituita da pensatori trasversali, ideologhi della cospirazione [4] e «scettici della pandemia», deve fare tutto ciò che è possibile per poterla ignorare, al fine di continuare ancora a mantenere le proprie illusioni [5]. Recentemente, il Ministero della Salute indiano [6] ha denunciato più di 412 mila nuovi contagi al giorno; con 3.980 morti. Il numero dei casi non comunicati, in un paese caratterizzato da una povertà abissale, è probabilmente abbastanza elevato, dal momento che l’assistenza medica è rudimentale, soprattutto nelle regioni dell’India rurale. Ci sono molte persone che si ammalano e muoiono senza per questo venire registrate nelle statistiche. Nel contempo, si sta registrando la scarsità di legna da ardere [7] anche nei principali centri, a causa dell’aumento della cremazione dei morti. A partire dal fatto che i crematori in India [8] hanno ormai da tempo raggiunto il limite, ora le vittime della pandemia vengono a volte cremate all’aperto, in luoghi come i parcheggi [*9].

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Una corsa contro il tempo

Con il diffondersi dirompente in maniera esplosiva della pandemia in India, le varianti del virus stanno cominciando ad emergere in numero sempre maggiore, similmente alla situazione verificatasi in Brasile [10], con l’aumento esponenziale del rischio di tassi di contagio e di mortalità ancora più elevati. Ma cosa ancora più importante, l’aumento delle mutazioni del virus potrebbe far sì che i vaccini esistenti, con le nuove varianti, perdano la loro efficacia. La variante Covid B.1.617, originaria dell’India, è già stata classifica dal governo Britannico [11] come «preoccupante», in quanto si sospetta che possa essere ancora più contagiosa e che possa anche tornare ad infettare sia gli individui vaccinati che quelli già guariti. In quella che è la campagna di vaccinazione globale, è il tempo ad essere essenziale, dal momento che è attualmente vaccinato solo circa l’8% della popolazione mondiale, di conseguenza, a causa della pressione evolutiva, il virus può continuare a mutare. Di fatto, si tratta di una corsa [12] contro la formazione di nuove mutazioni virali, la cui eventuale resistenza renderebbe inutili i miliardi investiti [13] nello sviluppo dei vaccini. I «mercati» capitalisti, inclusa la famosa industria farmaceutica, per anni non erano riusciti [*14] a favorire la ricerca e la produzione di vaccini, in quanto essa non era sufficientemente redditizio. Di conseguenza, dopo lo scoppio della pandemia, gli Stati hanno dovuto sborsare molti miliardi, che sono stati riversati nell’industria farmaceutica sotto forma di spese per la ricerca, sovvenzioni e contratti di fornitura esclusivi e segreti.

Il poker di brevetti

Ora, i paesi e le regioni che sono state particolarmente colpite alla periferia del sistema capitalistico mondiale, si stanno comportando come focolai di nuove varianti del virus; proprio a causa di quella che finora è stata la politica pandemica dei centri. Il ritmo lento della vaccinazione globale, è in gran parte dovuto al rifiuto da parte dei paesi del centro [15], finora, di accettare di ritirare la protezione dei brevetti delle «loro» case farmaceutiche. Non solo l’industria farmaceutica è stata inondata di miliardi di dollari, dopo lo scoppio della pandemia, per compensare quelli che sono stati anni di negligenza nella ricerca sui vaccini, ma ci si aspettava anche che questo potesse generare dei profitti extra grazie alla protezione dei brevetti dei vaccini ricercati in gran parte con il denaro dei contribuenti. In questo modo – sottoutilizzando la capacità globale delle fabbriche di vaccini, senza divulgare i risultati della ricerca – si sta ritardando la campagna di vaccinazione globale, facendo sì che fino al 2022, o 2023, la vaccinazione di massa non possa essere implementata in molti paesi del Sud globale. Si tratta di un sacco di tempo, perché il virus possa sviluppare ancora più varianti, e possibilmente resistenti. Per la classe politica nei centri del sistema mondiale, i profitti farmaceutici erano ovviamente più importanti di quanto fossero le vite umane nella periferia, e di una efficiente lotta globale contro la pandemia. Le controversie globali sulla liberalizzazione dei brevetti dei vaccini , si sono accese a partire dal mese di ottobre 2020, quando l’India e il Sudafrica hanno presentato una richiesta al WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) [16], sollecitando una sospensione dei diritti di brevetto da parte degli Stati nel contesto della pandemia di Covid-19. In maniera specifica, si tratta di modificare le disposizioni relative al trattato TRIPS [*17] del WTO („Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights“), negoziato al culmine del neoliberismo, tra il 1984 e il 1994, che tenta di conciliare le misure di protezione della «proprietà intellettuale» con l’esigenza di massimizzare senza ostacoli il commercio globale.

Il voltafaccia di Biden

Finora, tutti i paesi industrializzati che vedono la presenza di forte lobby farmaceutiche si sono rifiutati di cedere alle richieste di sospensione del regime dei brevetti, mentre finora più di cento paesi in via di sviluppo ed emergenti, hanno aderito all’iniziativa di India e Sudafrica. Tuttavia, il recente e spettacolare voltafaccia [18] dell’amministrazione degli Stati Uniti sotto la direzione di Joe Biden sembra cambiare radicalmente la linea del fronte di questa controversia. L’agenzia di stampa Reuters ha spiegato che la decisione dell’amministrazione Biden, di accettare l’abolizione della protezione dei brevetti, nel contesto del controllo della pandemia, è stata presa in risposte alle corrispondenti richieste [19] fatte da più di cento paesi in via di sviluppo ed emergenti, nonché alla crescente pressione del Partito Democratico. Ma allo stesso tempo, questo cambiamento di rotta aveva «irritato le imprese farmaceutiche». Di fatto, dopo che è stato annunciato il voltafaccia di Washington, sui mercati azionari, le azioni di molte aziende farmaceutiche sono crollate [20], mentre i gruppi di pressione delle lobby mettevano in guardia contro quella che per loro era una politica sbagliata [21] del presidente degli Stati Uniti. Al contrario, il senatore socialista degli USA, Bernie Sanders, il più accanito rivale di sinistra di Biden nel corso della campagna delle primarie, ha accolto la decisione, salutandola come «ragionevole e morale».

Merkel sotto pressione: la Germania come «Stato paria» della politica pandemica

Mercoledì scorso [22], Katherine Tai, responsabile delle questione commerciali per l’amministrazione Biden, ha detto che la sua amministrazione continua «a sostenere una forte tutela della proprietà intellettuale», ma il mondo si trova in «circostanze straordinarie» a causa della pandemia, rendendo così necessaria una sospensione dei brevetti per poter porre rapidamente fine alla pandemia. La sospensione temporanea della protezione dei brevetti per i vaccini Covid-19, permetterebbe alle aziende di tutto il mondo di produrre i vaccini senza pagare royalty, portando così a un utilizzo della capacità produttiva globale e a una massiccia espansione della produzione di vaccini, portando a termine una radicale accelerazione della campagna di vaccinazione. Tuttavia, la decisione dell’amministrazione Biden di sospendere la protezione dei brevetti per i vaccini Coronavirus (e di mettere in pericolo i profitti extra dell’industria farmaceutica americana legati alla pandemia) non è motivata né dalla morale né dalla ragione, ma da quelli che sono degli interessi oggettivi. Con questa sorprendente decisione, Washington conferma e rafforza la sua pretesa di leadership globale, insieme ad una posizione egemonica all’interno del sistema di Alleanza occidentale; hanno spiegato i media americani poco dopo l’annuncio di Biden, a partire dal quale la Casa Bianca rompe con il nazionalismo e con l’isolazionismo dell’amministrazione Trump. È stata una «decisione che riguarda la leadership globale dell’America», ha spiegato USA-Today [23]. Spiegel-Online, il principale portale di notizie della Germania, ha persino detto che gli Stati Uniti stavano «riemergendo come una potenza leader nella lotta per il bene nel mondo». Con questo cambiamento di rotta, da un lato, gli Stati Uniti stanno guadagnando la simpatia della periferia del sistema mondiale, e allo stesso tempo stano mettendo sotto pressione i concorrenti occidentali in quella che è la lotta per l’egemonia; soprattutto la Germania [24]. A Berlino, dove questo voltafaccia di Washington incontra resistenza, il governo tedesco si è sentito costretto a rilasciare una dichiarazione pubblica per criticare l’abolizione della protezione dei brevetti voluta da Washington [25], poiché questo porterebbe a „serie complicazioni“. Ciò colloca Berlino nel ruolo di «Stato paria» della politica pandemica, che sta sabotando la lotta contro la pandemia in nome del vile interesse del profitto, mentre gli Stati Uniti sembrano essere orientati al bene comune globale. La distanza, difficilmente potrebbe essere maggior: mentre Biden tiene testa alla propria industria farmaceutica, Angela Merkel è la prima a telefonare ai padroni dell’industria farmaceutica [*26] per coordinare con loro nuove azioni per contrastare l’avanzata statunitense.

L’interesse dello Stato dietro la manovra di Biden

Ma il voltafaccia politico di Washington in materia di pandemia, è assai più che un semplice manovra, riferita alle pubbliche relazioni, concepita per supportare le rinnovate ambizioni di leadership globale degli Stati Uniti. La Casa Bianca si preoccupa anche degli interessi dello Stato, così come sono stati chiaramente descritti da Karl Marx e Friedrich Engels per mezzo del concetto di «capitalista globale ideale». Dal momento che lo Stato non è semplicemente un organo esecutivo dei parziali interessi del profitto delle associazioni imprenditoriali, o delle grandi imprese, ma agisce come un fattore di potere indipendente che si suppone garantisca la stabilità dell’intero sistema capitalista – il quale tende a essere instabile a causa della sua contraddittoria dinamica di valorizzazione. Ciò non attiene solo alla sua funzione repressiva contro i movimenti genuinamente di opposizione [27]. Lo Stato agisce anche «strategicamente», come un’istituzione regolatrice necessaria nei confronti del mercato capitalistico, i cui soggetti non conoscono altri interessi se non quelli della massima valorizzazione possibile del capitale. In tale contesto, lo Stato può anche agire esplicitamente contro gli interessi dei gruppi individuali di capitale, o di lobby economiche, non appena questi mettono in pericolo la sopravvivenza del sistema nel suo complesso: lo Stato, in quanto «capitalista globale ideale», deve tenere in mente quale sia l’interesse generale del sistema, visto che anche i capitalisti più potenti non sono in grado di farlo. Questa configurazione, si verifica soprattutto in caso di brevetti sui vaccini, dal momento che la diffusione incontrollata del contagio, e le varianti del virus devono essere evitate a tutti i costi da parte delle élite funzionali politiche; questo a causa degli orrendi costi del lockdown che ammontano a miliardi, anche se i profitti extra dell’industria farmaceutica, probabilmente riceveranno in qualche modo dei risarcimenti parziali. La pandemia non verrà superata, neppure nei centri del sistema mondiale, fino a quanto no verrà superata ovunque in tutto il mondo, dal momento che le varianti della periferia, che possono sviluppare resistenze, pongono nuovamente in pericolo l’«economia», vale a dire, il processo di valorizzazione che è nei centri è stato faticosamente riavviato. Le azioni dell’amministrazione Biden, non hanno quindi niente a che fare con la «morale», e hanno poco a vedere anche con le «pubbliche relazioni». Esse sono mosse principalmente dal tentativo di stabilizzare, attraverso l’intervento dello Stato, quello che è il sempre più instabile sistema globale del tardo capitalismo. Il «capitalista globale ideale», recentemente entrato alla Casa Bianca, esprime un interesse capitalista globale che egli impone contro gli interessi particolari dell’industria farmaceutica; questo anche se un Bill Gates – che viene allucinatamente considerato dai «pensatori trasversali» e dagli ideologhi della cospirazione di destra tedeschi [28] come il capo di una «cospirazione vaccinista» – si pronuncia contro la sospensione dei brevetti [29]. Dove ci porti la cieca esecuzione delle istruzioni economiche impartite alle élite politiche, lo si può vedere a partire dall’esempio dell’industria automobilistica tedesca [30], che per anni ha fatto sì che Berlino boicottasse l’aumento a livello europeo dei limiti di CO2, a causa degli interessi a breve termine del profitto: i motori a combustibile fossile «made in Germany» sono estremamente redditizi. A partire dal fatto che la Merkel abbia agito in questa faccenda come il braccio politico dell’industria automobilistica, le imprese tedesche non hanno avuto la pressione necessaria che le spingesse a innovare, e sono rimaste indietro riguardo ai sistemi di propulsione alternativi. Effettivamente, negli ultimi decenni neoliberisti, il ruolo dello Stato in quanto «capitalista globale ideale» è stato dimenticato, poiché, a causa della crisi, esso è servito sempre più solo come terreno di conquista da parte delle più potenti lobby, e fazioni di capitale, e difficilmente è stato in grado di adempiere in misura sufficiente a questa «funzione stabilizzatrice». In un certo senso, Biden sta tentando di tornare alla «normalità» capitalista che prevaleva prima del periodo di stagflazione degli anni ’70 e dell’avanzata del neoliberismo negli anni ’80 [31]; un’impresa, questa, che tenendo conto dell’estremo indebitamento, e dell’emissione monetaria di Washington [32], essa stessa poggia su una base estremamente instabile.

  • Tomasz Konicz – Pubblicato su Telepolis il 10/5/2021
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