Il tempo dei mostri…

La nuova qualità della crisi

Perché dopo la guerra in Ucraina non ci sarà un ordine stabile post-bellico –
08.06.2022, di Tomasz Konicz

E‘ questo «quello grosso», il Big One? Sarà questo il grande crollo che sconvolgerà tutto ciò che era stato stabilito, in termini di strutture e dinamiche globali, dall’avanzata del neoliberismo negli anni ’80? A posteriori, la guerra in Ucraina può essere vista come la fine di un’epoca, come un punto di svolta nel processo di crisi globale, nel quale il sistema globale del tardo capitalismo in crisi è entrato in una nuova dimensione della crisi. Il fatto che il sistema mondiale capitalista si trovi in una grave crisi sistemica [1], viene ora ormai generalmente accettato, anche dalla sinistra tedesca, dopo decenni di ignoranza e di marginalizzazione [2] della teoria della crisi della critica del valore, ma quale sia il carattere del processo di crisi, appare loro ancora molto poco chiaro. E ciò dal momento che la crisi sistemica del tardo capitalismo, infatti, non è un evento isolato, né un semplice «grande crash», quanto piuttosto un processo storico che si dispiega a ondate, nel corso di decenni, la cui erosione arriva dalla periferia fino ai centri del sistema mondiale. Le crisi di indebitamento del Terzo Mondo, verificatesi negli anni ’80, all’inizio dell’era neoliberista oggi ormai al collasso, e che si sono lasciate dietro file di guerre civili e di «Stati falliti», hanno raggiunto da tempo i centri del sistema mondiale. Ciò è evidente, ad esempio, nella crescente tendenza alla stagflazione, che ricorda il periodo di stagflazione degli anni ’70, e che poi ha favorito l’irruzione del neoliberismo [3]. Pertanto, la crisi sistemica non è un «big bang»[4], ma piuttosto un processo storico di crescente sviluppo della contraddizione interna ed esterna del capitale che, a causa della razionalizzazione mediata attraverso la concorrenza, si libera della sua stessa sostanza: il lavoro che crea valore nella produzione di merci, e lascia dietro di sé un’umanità economicamente superflua [5], e un mondo ecologicamente devastato [6]. In questo contesto, tale processo storico di crisi – che ha dato origine al neoliberismo in quanto sistema per «ritardare la crisi» – è caratterizzato da delle fasi di letargo poi interrotte da focolai di crisi che si manifestano nei centri: come la bolla delle Dot-com nel 2000, la bolla immobiliare nel 2008, il focolaio di crisi legato alla pandemia nel 2020, e gli sconvolgimenti che iniziano ora a partire dalla guerra. Il ritardo della crisi, è stato pertanto acquistato pagandolo con la crescente instabilità del sistema, il quale aveva dovuto già affrontare focolai di crisi sempre più violenti nei decenni neoliberali, e accumulando così un ancora più grande potenziale di crisi.

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